29/10/07

Clementina Forleo

Il gip, Clementina Forleo, giudice dell'indagine milanese sulle scalate bancarie, decide di rinunciare alla scorta che le garantivano i carabinieri. Il motivo: erano apparse sulla stampa «notizie alterate ad arte e non corrispondenti al vero» sulle sue dichiarazioni spontanee fatte ai carabinieri di Milano. Ai militari la Forleo aveva riferito nomi (anche di magistrati, prefetti e appartenenti alle forze dell'ordine), fatti e circostanze sospette su minacce ed intimidazioni ricevute.
Nove pagine di verbale riempite dopo che le era arrivato un proiettile calibro 38 scarico con la frase «la prossima volta sarà reale». Nel verbale c'è anche un resoconto di quelle che lei ritiene siano state pressioni arrivate anche da personaggi istituzionali in coincidenza del suo impegno come giudice nell'inchiesta sulle scalate. «Non mi spaventano i proiettili che ho ricevuto e che potrò ancora ricevere e gli attacchi che ho ricevuto e riceverò in futuro da ambienti istituzionali colpevoli di gravi azioni e omissioni», aggiunge il giudice.
La protesta è legata al fatto che, a suo parere, l'Arma non avrebbe indagato a fondo sulle sue denunce. La decisione di allontanare la scorta la Forleo l'ha presa a Pescara dove ha ricevuto il premio Paolo Borsellino. A consegnare il riconoscimento è stata Olga D'Antona, vedova del giuslavorista assassinato dalle br.
Clementina si è commossa e le sue sono le lacrime di chi crede ancora che un'altra Italia sia possibile. Un'Italia diversa dalla penisola dei cialtroni che ci circondano ogni giorno, come se fossimo eterni prigionieri della maledizione di una politica inetta ed incapace, i cui protagonisti sono dediti alla conservazione della poltrona e se ne fregano di tutto il resto. Ha annotato Forleo: "Borsellino ci ha insegnato che non bisogna cedere ai poteri forti, qualunque colore essi abbiano e dietro qualunque essi si nascondano".
Come se i magistrati impegnati in prima linea contro la criminalità e il malaffare non avessero diritto di parola, come se dovessero subire in silenzio le minacce e le intimidazioni "anche da ambienti istituzionali", come se in questo incredibile Paese quelli che fanno il proprio dovere fossero dei reietti. «Finché non ci sarà un editto che stabilisca quali magistrati possono parlare e quali no, quando possono o non possono farlo, sempre al di là della riservatezza sulle questioni legate agli atti d'ufficio, io riterrò di parlare, come fanno gli altri miei colleghi, assumendomi tutte mie responsabilità. Ci sono molti magistrati indipendenti che vogliono far sentire la loro voce».
Dopo molti tentativi dei carabinieri di convincerla a desistere ed a farsi scortare, il gip ha imposto ai militari di lasciarla andare. E’ rientrata da sola a Milano in aereo. Ad attenderla ha trovato di nuovo i carabinieri con un'auto di servizio. Avrebbero voluto accompagnarla a casa. «No, grazie», ha risposto con la stessa fermezza del giorno prima. E’ salita nella vettura del marito, venuto a prenderla in aeroporto, ed è tornata a casa. Per tutta la giornata ha ricevuto decine di telefonate di solidarietà da colleghi e amici.
In una lettera inviata al Prefetto di Milano ed al Procuratore Generale, Clementina Forleo spiega la sua rinuncia: "La misura di protezione in atto non è idonea perché gli attacchi non provengono dalla piazza ma da ambienti istituzionali nonché da condotte omissive ed attive di esponenti dell'Arma".
Il gip ha poi spiegato:"Non ho bisogno di un taxi gratuito dallo Stato".
Coraggio Clementina, continua a farci sentire la tua voce, noi siamo con te, non mollare mai!!!

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