22/05/08

Cogne

Cogne

Condanna confermata alla Franzoni. Arrestata nella notte: "Ed i miei figli?!" Sei anni e mezzo per scrivere la parola fine. Un omicidio atroce, che da quel 30 gennaio 2002 ha risvegliato in tutti noi incubi ancestrali.

Una madre che ammazza suo figlio, gli fracassa la testa nel lettone coniugale e poi lancia l'allarme e punta l'indice su un killer senza nome, senza volto e, soprattutto, senza movente. Mesi e mesi di indagini, perizie e controperizie, processi in aula e in tv, critiche alla pubblica accusa, presunti depistaggi e menzogne. A dire l'ultima parola sul delitto di Cogne è stata ieri la prima sezione penale della Cassazione, che ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione comminata in appello ad Annamaria Franzoni, arrestata alle 23,30 a Ripoli, sull'Appennino bolognese, e condotta nel carcere della Dozza. Dopo quattro ore di camera di consiglio, i giudici di Piazza Cavour hanno respinto il ricorso dei legali della Franzoni, Paolo Chicco e Carlo Federico Grosso. E accolto la richiesta del procuratore generale Gianfranco Ciani, che al collegio presieduto da Severo Chieffi ha chiesto «umana pietà ma giuridica certezza». Chicco e Grosso hanno sostenuto che il verdetto di appello torinese era «carente di motivazione e connotato da contraddizioni» e che il diritto alla difesa dell'imputata era stato «pesantemente calpestato». Il Pg ha sottolineato la legittimità delle perizie, quella psichiatrica sulla Franzoni (che in appello aveva ottenuto le attenuanti del primo grado per lo stato di sofferenza mentale rispetto alla condanna a 30 anni), e quella medica sul piccolo Samuele. I giudici della Corte Suprema gli hanno creduto. Alle 21,30 tre gazzelle dei carabinieri si sono fermate davanti casa di Elisabetta Armenti, la vicina e amica che l'ospitava. Due ore più tardi i militari l'hanno arrestata. «Che fate? E ora i miei bambini?», avrebbe chiesto Annamaria. E ai due figli Davide e Gioele, che le chiedevano di non andare via, avrebbe risposto: «Vado, ma tornerò presto». «È una donna disperata», ha spiegato la sua ex avvocatessa Paola Savio. «Resto convinto della sua innocenza», ha chiosato Carlo Taormina. «Non lasceremo che questa vicenda abbia un esito così ingiusto», ha assicurato Paolo Chicco, riferendosi all'inchiesta Cogne-Bis, che riguarda il presunto tentativo di inquinare la scena del delitto. La Franzoni vi è indagata insieme ad altre dieci persone, tra cui l'ex difensore Taormina. Amara la conclusione del procuratore capo di Aosta: «Umanamente mi dispiace, ma questo non ci impedisce di fare con serenità il nostro dovere - è stato il commento di Maria Del Savio Bonaudo - Ricordo solo che, soprattutto nei primi due anni del procedimento, quando siamo stati continuamente attaccati, la nostra sofferenza non interessava a nessuno».

In passato ne ho sentito parlare tanto, anche troppo, da chi era direttamente coinvolto...speravo in una soluzione che levasse da tutti noi quell'ombra di desolazione ed invece dopo tanti anni rimane il sospetto, la tristezza, l'ingiustizia di un bambino morto che nessuno ha troppo pianto perchè tutti impegnati a giudicarne la madre...riposa in pace piccolo Samuele, stasera la preghiera di S.Rita, Santa delle cose impossibili, è per la tua memoria!

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